giovedì 30 aprile 2015

Riuscirò?

La Padrona non stava ignorando questo schiavo, tantomeno lo aveva dimenticato.   Lo stava semplicemente educando ma questo, lo schiavo, non l’aveva capito.
Glielo ha dovuto far capire la Padrona, giustamente arrabbiata perché i suoi sforzi, finora, hanno prodotto ben scarsi risultati.
Questo schiavo non e’ ancora entrato nel giusto ordine i idee, ancora credeva che la schiavitù consistesse in   qualche frustata, fare qualche commissione per la Padrona,  inviargli qualche messaggino quando se ne ricordava
Niente di tutto questo,  gli ha spiegato la Padrona, arrabbiata perché tutte queste cose gliele aveva dette sin dal primo incontro.
La schiavitù e’ disponibilità’ incondizionata in ogni momento, senza scuse e senza eccezioni, senza se e senza ma.
E’ inutile sperare di incontrare la Padrona (a volte, più che una speranza e’ una pretesa) e poi, magari, non accorgersi che la Padrona gli aveva chiesto di chiamarLa due ore prima.
Non e’ una cosa facile, solo ora questo schiavo lo ha capito; non e’ facile non perché ciò che la Padrona richiede sia difficile o richieda troppo tempo; non e’ facile perché e’ difficile rimanere sempre e costantemente concentrati sul servizio alla Padrona. E’ difficile perché tale compito si aggiunge ai tanti impegni della giornata, il lavoro, la famiglia, il
treno da prendere, la TARI da pagare, l’appuntamento dal dentista e l’adsl che non funziona.
La sicurezza (anzi, la superbia)  iniziale, la convinzione di essere il miglior schiavo del mondo, e’ ormai svanita; questo schiavo non sa se ce la farà’.  Anche oggi ha fallito:  dalle 9, alle 18, non ha mandato nemmeno un sms alla Padrona.  Non ci sono scuse;  ormai  i fallimenti non si contano più.

mercoledì 29 aprile 2015

Ignorato o dimenticato?

Anche oggi nessuna notizia dalla Padrona. E’ vero che ieri la Padrona aveva ordinato a questo schiavo di non contattarLa e di non scriverLe fino a nuovo ordine, ma la disposizione riguardava lo schiavo, non Lei. Invece nulla, da parte Sua.

È’ vero che e’ passato solo un giorno, ma la sensazione di questo schiavo e’ di essere non solo ignorato, ma anche dimenticato.   E non è una bella sensazione. Essere dimenticato è l’anticamera del l’abbandono, della fine di un sogno, della fine di tutto. Questo schiavo spera di stare esagerando, che in fondo si tratta solo di una punizione, una punizione che lui si è pienamente meritato. Ma anche il solo sentirsi ignorato da un enorme senso di vuoto, rende la giornata interminabile e priva di significato; e non è una bella sensazione.

Ancora ignorato

Anche oggi la Padrona ha continuato ad ignorare questo schiavo.  Non ha risposto ai suoi messaggi in cui Le augurava il buon giorno e agli altri che, come consueto, Le ha inviato durante la giornata.

Questo schiavo era al lavoro e, di tanto in tanto, controllava il telefonino per vedere se la Padrona gli aveva risposto.

Verso le 17.30, al ritorno da una riunione di lavoro, questo schiavo controllava  il cellulare e con sgomento vedeva  che, oltre un'ora prima, la Padrona gli aveva scritto di chiamarLa.  Poi, vedendo che la chiamata non arrivava, la Padrona gli  aveva mandato un altro messaggio, esasperata per la lunga attesa, ed era scattata la punizione: proibizione di contattarla fino a nuovo ordine!!!!!

Il momento tanto sperato, che la Padrona smettesse di ignoralo, per la sbadataggine della schiavo, si era tradotto nell'esatto contrario, in un ulteriore prolungamento dell'astinenza.

Questo schiavo aveva mancato ancora una volta, aveva perso l'ennesima occasione.  Forse la Padrona aveva bisogno di aiuto, magari perché la mamma stava male, forse trovandosi  a Roma, aveva deciso di concedergli di incontrarLa, magari niente di tutto questo, ma la verità era una sola: questo schiavo, ancora una volta si era fatto trovare impreparato.

I miglioramenti apportati al blog, come Lei desiderava, il rifiuto degli atteggiamenti di superbia, tutto era rimasto parole vuote, come la Parona gli aveva detto ieri.

Questo schiavo è pervaso da profondo sentimento di frustrazione, di impotenza.  Il traguardo, invece che avvicinarsi, sembra allontanarsi sempre più.   E' solo una delle difficoltà che, inevitabilmente costellano questo percorso o è qualcosa di più?   Saprò' diventare un buono schiavo?


martedì 28 aprile 2015

Ignorato

Oggi questo schiavo è stato praticamente ignorato dalla Padrona.
Questo schiavo Le aveva questo se avesse bisogno di qualcosa, latte, acqua, la sua birra preferita, qualsiasi cosa, ma ha risposto che non aveva bisogno di nulla.
Le aveva chiesto se La poteva incontrare questa settimana, dato che il prossimo week-end questo schiavo sarà fuori città per motivi familiari, ma Lei ha detto che questo schiavo non era degno di incontrarLa e gli avrebbe detto lei quando e dove avrebbe potuto vederLa.    Anche il blog di ieri non Le è piaciuto: "sono solo parole" è stato il suo giudizio, "ora è il momento dei fatti".
Poiché domani e dopodomani la Padrona sarà a Roma, questo schiavo l'aveva implorata di poterLa almeno vedere a Roma, a qualsiasi ora, ma ha ottenuto un altro rifiuto.

Che sia questa la punizione che la Padrona ha deciso per questo schiavo? Ignorarlo, lasciarlo solo a riflettere sul suo comportamento.

Non era meglio la frusta? Si,  sarebbe stata dolorosa, ma poi tutto sarebbe finito.   Così invece il supplizio (s,i perché essere lontano dalla Padrona è un supplizio) quando finirà?
E se allo schiavo non è permesso di incontrare la Padrona come farà a dimostrare coi fatti che è finalmente sulla strada giusta per diventare un buon schiavo?

Sono pensieri che mi frullano nella mente, ma forse qualcosa di buono, finalmente oggi l'ho fatta.

domenica 26 aprile 2015

Stai argomentando

STAI ARGOMENTANDO!!! Più volte la Padrona aveva richiamato con queste parole questo schiavo.   Ogni volta che commetteva un errore, questo schiavo cercava delle giustificazioni e puntualmente arrivava il richiamo della Padrona.   Ogni volta il copione si ripeteva.   Allo schiavo le sue argomentazioni sembravano logiche, oggettive, si stupiva come la Padrona non le prendesse neppure in considerazione, ma si limitasse a zittirlo con quelle due parole: stai argomentando.
Oggi per questo schiavo è stata una giornata di riflessione, è rimasto in casa, non perché sia stato punito, come era accaduto due settimane fa (questo schiavo sa che la punizione arriverà comunque ma, evidentemente, non oggi).
Dicevamo giornata di riflessione per cercare di capire come una dimenticanza come quella di ieri sia potuta accadere, come questo schiavo abbia potuto essere così distratto, così superficiale. La chiave di volta, forse, sta proprio in quelle due parole: stai argomentando. Perché questo schiavo, ad ogni errore, invece di abbassare la testa e farsi un esame di coscienza per non ripetere sempre gli stessi errori, cercava giustificazioni? Questo chiavo crede di aver capito: c’è un legame tra l’essere pigro e superficiale e la tendenza ad argomentare; entrambe le cose hanno un’origine comune: la presunzione di questo schiavo.  Già ieri si era fatta strada, nella mente di questo schiavo, l’idea che l’essere presuntuoso era una delle cause degli errori fatti, ma oggi questa idea si è trasformata in certezza, certezza anche che non si tratta di semplice presunzione ma di vera e propria superbia, certezza che questa superbia non è una delle cause, ma LA CAUSA.
La sua superbia, la certezza (stupida) di essere il migliore schiavo del mondo faceva si che non avesse l’umiltà di capire che, anche le cose apparentemente semplici, richiedono concentrazione e seria applicazione; questo schiavo riteneva di essere così bravo che, inevitabilmente, avrebbe fatto bene; da qui la sequela di errori commessi. Era la medesima superbia che lo faceva stupire del fatto che le sue giustificazioni, per lui così logiche, non venissero considerate; era la sua superbia che gli faceva ritenere che non era il suo atteggiamento a dover cambiare e, al massimo, i suoi errori dipendevano solo da un po’ di sfortuna.
Se la causa di tutto è la superbia di questo schiavo, il rimedio non può’ che essere un bagno di umiltà. Questo schiavo non sa che punizione la Padrona ha in serbo per lui. Forse verrà di nuovo frustato, ma è conscio che, questa volta, la frusta non sarà sufficiente, il cambiamento deve avvenire innanzitutto dentro di lui: deve azzerare la sua superbia, deve imparare a stare zitto, deve imparare ad approcciare anche i task più semplici con umiltà, deve capire che annullarsi davanti alla Padrona non significa rinunciare alla propria personalità (anzi, la Padrona ha messo subito in chiaro che non le interessa uno schiavo-robot) ma mettere la sua personalità, le sue capacità, i suoi talenti al servizio della Padrona. Bagno di umiltà non significa fare cose umilianti, come leccare le scarpe della Padrona, come gli veniva richiesto in precedenti esperienze di sottomissione, l’umiltà non è un atteggiamento formale, ma un atteggiamento della mente che deve essere focalizzata al servizio e non essere un modo per auto-celebrarsi come avveniva in passato.

sabato 25 aprile 2015

Pigro e superficiale

Pigro e superficiale. Questo è stato il giudizio o meglio la sentenza pronunciata dalla Padrona dopo l’ennesimo errore di questo schiavo; errore di “questo schiavo”, non del “Suo schiavo”, perché questo schiavo non solo non è degno di un nome ma non è nemmeno degno di essere chiamato il “Suo schiavo”.
La Padrona aveva preparato un regalo per questo schiavo, aveva addirittura deciso di cucinare per lui e questo schiavo ha mandato tutto a monte per distrazione e superficialità. Non ha importanza quale sia stato l’errore commesso dallo schiavo, quello che conta è che, ancora una volta, questo schiavo non è stato all’altezza e non perché non ne avesse le capacità, ma solo per pigrizia e superficialità.  Questo schiavo pensava di rimediare con un semplice messaggio in cui chiedeva scusa. La Delusione della Padrona è stata ancora più forte in quanto aveva ritenuto questo schiavo degno di un riconoscimento, lo considerava meritevole di diventare davvero il Suo schiavo, lo considerava degno di avere un nome.
Ora tuto questo è svanito, forse per mesi, forse per anni, forse per sempre.
Non è stato un episodio isolato, è stato senza dubbio il più grave, ma era stato preceduto da “segnali” che la Padrona aveva correttamente individuato. La Padrona aveva già messo in guardia lo schiavo per la sua pigrizia e superficialità, ma non è servito. Anzi, questo schiavo aveva argomentato, sostenendo di non essere pigro e superficiale, dando l’ennesima prova di presunzione, convinto di essere lo schiavo migliore del mondo.
Il ritorno alla realtà è stato, quindi, ancora più traumatico; sia per la Padrona che si è resa conto di avere riposto la sua fiducia in chi non ne era degno, sia per lo schiavo che si è trovato a sbattere contro il muro della sua incapacità.
Qual’e’ il futuro? La risposta può essere riassunta in due parole: dedizione ed umiltà; la dedizione come antidoto alla pigrizia e alla superficialità, umiltà come antidoto alla presunzione.  Sarà un lavoro lungo, ma è l’ultima chance per questo schiavo.   La Padrona lo punirà sicuramente, con durezza, ma la punizione, pur necessaria, non può essere sufficiente. Il cambiamento deve venire anzitutto dentro lo schiavo: dedizione e umiltà, dedizione e umiltà e ancora dedizione e umiltà.

venerdì 24 aprile 2015

Castità

La castita’ e’ un argomento spesso dibattuto nelle relazioni Padrona-schiavo.  Per molte Padrone e’ una necessita’ assoluta: lo schiavo va tenuto in uno stratto regime di castita’ e il permesso di avere un orgasmo e’ un premio che deve essere concesso solo in circostanze particolari, come ricompensa di qualcosa di veramente notevole, da non elargire a cuor leggero.  Altre Padrone sono meno restrittive, nel senso che vogliono si un controllo assoluto sulla sessualita’ dello schiavo, ma non ritengono necessari lunghi periodi di astinenza, purche’ siano loro a decidere quando lo schiavo può godere.  Quindi,  se c’ e’ accordo unanime sul fatto che la vita sessuale dello schiavo debba essere sotto il completo controllo della Padrona, le opinioni divergono sulla castita’.  Gli argomenti a favore della castita’ sono che l’orgasmo e’ un atto di egoismo, e’ il piacere per se stessi mentre, invece, lo schiavo deve essere orientato unicamente  al benessere e al piacere della Padrona.  Inoltre l’orgasmo provoca, nell’uomo, oltre all rilassamento post-orgasmico che dura qualche ora, un senso di appagamento che dura anche alcuni  giorni, nel quale inevitabilmnte la sua dedizione alla Padrona diminuisce.  Al contrario, l’astinenza mantiene lo schiavo focalizzato sul servizio alla Padrona, l’assenza di piacere proprio lo spinge a perseguire il piacere della Padrona rafforzanolo nel concetto che il suo piacere coincide col piacere dela Padrona.  I periodi di castità’ raccomandati a questo scopo vanno da un minimo di 15 fino a 30 giorni, per spingersi, in casi particolari anche ben oltre, fino a tre mesi.   Va detto che periodi di astinenza superiori a 30 giorni provocano,  in molti soggetti, soprattutto se giovani, polluzioni notturne che sono in pratica orgasmi spontanei, accompagnati in genere da sogni erotici.  In altri soggetti, in genere schiavi più’ avanti negli anni,  si hanno invece emissioni spontanee di sperma, in genere di giorno, pur senza erezione e senza orgasmo.  In pratica e’ il corpo stesso che, reagisce all’accumulo di liquido seminale dovuto all’astinenza eliminandone , con modalità’ diverse, la quantità’ in eccesso.   Sia le polluzioni notturne, sia le emissioni spontanee di sperma sono eventi poco graditi alle Padrone in quanto permettono allo schiavo di avere un orgasmo (le polluzioni) o, comunque, sono fenomeni sottratti al controllo della Padrona.  Ecco il motivo per cui, periodi di astinenza maggiori di 30 giorni vengono evitati.
Esiste tuttavia un metodo che permette di prolungare a volontà’ il periodo di astinenza, evitando gli inconvenienti rappresentati dalle polluzioni notturne e dalle emissioni spontanee.  Si tratta del cosiddetto “milking” cioè’ dell’estrazione con metodi manuali del liquido seminale dello schiavo.  Se questa operazione viene fatta all’incirca ogni 30 giorni, lo schiavo non sarà’  più soggetto a polluzioni notturne ed a emissioni spontanee e il periodo di castità  può’,  in teoria, essere esteso all’infinito.  Ci sono diversi metodi per praticare il milking ma tutti si basano sulla stimolazione della prostata e delle ampolle seminali che si trovano dietro di essa,  in modo da provocare la fuoriuscita del liquido seminale stesso.  La fuoriuscita di sperma avviene senza che si abbia erezione e senza orgasmo, per cui lo schiavo non ne trae alcun godimento.  La stimolazione della prostata avviene attraverso il retto e può’ essere fatta direttamente con le dita, oppure con un dildo di dimensioni opportune oppure con stimolazioni elettriche usando appositi apparati. Il milking può’ sembrare la panacea, in quanto sembra risolvere   tutti i problemi connessi alla castità’ ; in realtà’ le cose non sono così’ semplici.  Innanzitutto il milking effettuato con le dita o con un dildo non funziona su tutti i soggetti; in altri funziona ma richiedi tempi lunghi, il massaggio deve durare 15-20 minuti o anche più’ e non tutte le Padrone sono disposte a dedicare tanto tempo ad una pratica che a loro non porta particolari benefici.  Altre, comprensibilmente, lo ritengono un inaccettabile abbassamento, che equivale, praticamente, a mettersi al servizio dello schiavo.
L’utilizzo della stimolazione elettrica, se praticato correttamente e con gli strumenti adatti, da garanzie quasi assolute di successo, ma gli apparecchi sono costosi e di non semplice uso.
Questo spiega perché’ la maggioranza delle Padrone che impongono l’astinenza ai loro schiavi,  non ricorrono al milking ma permettono, quando lo ritengono necessario, allo schiavo di masturbarsi, in genere sotto stretta supervisione e, spesso, con modalità’ particolarmente umilianti, come farlo fare davanti alle amiche, imponendo allo schiavo di bere il suo stesso sperma o di masturbarsi vestito, in modo da non toccare direttamente il pene, o ricorrendo alla masturbazione reciproca tra schiavi e così via. Questi accorgimenti hanno ovviamente lo scopo di rendere la masturbazione ed il conseguente orgasmo il meno piacevole possibile per lo  schiavo.

giovedì 23 aprile 2015

Domande... ancora senza risposte


Questo schiavo sa ancora molto poco della sua Padrona.
Le poche cose  che so me le ha dette Lei nel primo colloquio che 
abbiamo avuto.   Lei stessa mi ha detto che molte cose non me le avrebbe 
mai dette, ma avrei dovuto scoprirle da solo, usando la testa per capire 
i suoi bisogni, facendoLe domande quando necessario , cercando di 
anticipare i Suoi desideri, magari facendoLe piccole sorprese.   E' un 
approccio che motiva lo schiavo, lo spinge ad avere iniziativa, 
implicitamente dimostra la fiducia della Padrona verso lo schiavo e 
questo non può'  che fare piacere allo schiavo.  Come in ogni cosa, 
pero', c'e' il rovescio della medaglia.  Il problema e' costituito dalla 
vita privata della Padrona e anche, pur se in misura minore, dello 
schiavo. Per vita privata intendo non la quotidianità ma quella che 
riguarda gli affetti, i familiari, le relazioni sociali al di fuori del 
mondo BDSM, i problemi personali.   Il mio approccio verso questa 
problematica e' sempre stato quello del rispetto assoluto e della "non 
invadenza":  ascolto quello che la Padrona decide di dirmi, non faccio 
domande, non manifesto curiosità' , non offro nemmeno il mio aiuto 
perché' anche quello potrebbe essere una potenziale intrusione nella Sua 
vita privata.  Ovviamente, se fosse la Padrona a chiedere  il supporto 
del Suo schiavo, la mia disponibilità' sarebbe totale,  ma si 
limiterebbe comunque a fare quello che mi viene richiesto, senza 
travalicare.   Questo schiavo deve anche dire che anche l'atteggiamento 
della Padrona e' stato sempre rispettoso della sua vita privata.
Anche in questo caso, tuttavia, le cose non sono sempre così' semplici. 
Ad esempio so che la Padrona deve sottoporsi  ad un intervento 
chirurgico.  E' questo parte della Sua vita privata?  Ho il dovere di 
informami? Di offrirLe aiuto?  So anche che la Sua  mamma ha problemi di 
salute.  Devo offrirmi di aiutarLa?  Le riposte non sono semplici, 
intervenire in questi casi può' significare venire a contatto con 
parenti, cosa che magari la Padrona non gradisce, può significare far 
venire alla luce un tipo i rapporto che, invece, e' Suo desiderio (e 
diritto) mantenere riservato.

Lontananza e riflessioni

L'essere lontano dalla Padrona spinge a delle riflessioni, almeno nei 
rari momenti in cui questo schiavo è libero dal lavoro. Questo schiavo, 
spesso, non sa come comportarsi in presenza  della Padrona, sia essa 
sola o con altre persone. Come la devo salutare quando arrivo da Lei? 
Quando mi congeda?  Come devo salutare la Sua amica Mistress?  Come devo 
rivolgermi a Lei e alle Sue amiche? La Padrona non mi ha dato istruzioni 
in proposito e spesso ciò ha comportato, da parte mia, comportamenti 
goffi ed inappropriati. Quando mi ha ricevuto  insieme alla Sua amica 
Mistress non sapevo come salutarla e mi sono limitato ad un semplice 
"buon giorno". Quando mi ha congedato, stavo per dirle semplicemente 
"arrivederci" ma la Padrona mi ha preceduto e mi ha detto di salutare la 
Mistress. A quel punto ho capito che un semplice arrivederci non bastava 
e le ho fatto un baciamano che poi ho ripetuto alla Padrona. Le volte 
precedenti non avevo fatto il baciamano alla Padrona ma Le avevo 
semplicemente detto "buona sera". Ora mi domando, qual'e' il 
comportamento corretto?  A dire il vero io, quando arrivo, vorrei 
mettermi in ginocchio e baciarLe i piedi ma , nel nostro primo incontro, 
la Padrona mi aveva detto che non le piacevano certi rituali che trovava 
stupidi, per cui ho rinunciato a farlo. Ho fatto bene? Spero di si ma 
non ne sono del tutto sicuro.  L'altro giorno la Padrona mi ha  
rimproverato perché , andando via , non stavo salutando la Sua amica 
Mistress come si doveva ed aveva dovuto ricordarmelo Lei.  Ovviamente 
aveva ragione, ma allora mi chiedo:  devo salutare l 'amica Mistress in 
maniera diversa dalla Padrona? Nei miei rapporti con altre Padrone, in 
passato, mi venivano date regole di comportamento precise e, per me, era 
tutto più facile; bastava seguirle. Ho imparato che alla Padrona non 
piace dare istruzioni precise al Suo schiavo perché vuole che lui 
ragioni, che usi la testa, che ci metta del suo. Però questo mi espone a 
comportamenti inappropriati che, giustamente, Le danno fastidio. Il mio 
problema non sono assolutamente le punizioni che ne conseguono, anzi, e' 
vero il contrario:  se vengo punito, so anche dove ho sbagliato e posso 
correggermi;  il mio vero problema e' non essere all'altezza delle 
aspettative della Padrona e quindi, di non essere un buon schiavo. 
Questo vale ancor più in presenza di altre Mistress quando il mio 
massimo desiderio e' di far fare una bella figura alla Padrona.
Alcune cose sono ovvie: mi rivolgo sempre a Lei, sia oralmente che per 
iscritto, dandoLe del Lei e chiamandola rispettosamente Padrona; altre 
volte mi ha fatto capire dove sbagliavo; ad esempio, scrivendole, spesso 
non scrivevo Suo o Lei con la lettera maiuscola e Lei, pur senza dirmi 
nulla, me lo ha fatto notare scrivendomi un messaggio dove, riferendosi 
a se stessa, scriveva MIO, dirMI, farMI e così via.  Altre volte però, 
capire come comportarmi, non è' così immediato e cominciano a sorgermi 
dubbi che danno luogo a comportamenti non corretti. Mi consolo pensando 
che la strada per diventare un bravo schiavo e' lunga e va percorsa con 
determinazione ma anche con pazienza, non lasciandosi scoraggiare dalle 
difficoltà e dagli errori che, inevitabilmente, la costellano.

mercoledì 22 aprile 2015

Lontananza

Oggi questo schiavo e' andato in Sardegna per  lavoro.  La Padrona e il
Suo schiavo non vivono nella stessa città'; sono a circa un'ora di
macchina di  distanza;  non e' un distanza enorme e, nel caso la Padrona
abbia bisogno del Suo schiavo  sono pronto ad intervenire.
Oggi e' diverso, sono in Sardegna, in un cero senso, fuori dalla  Sua
partata,impossibilitato ad andare da Lei se mi chiama, ad prestarle
aiuto  nel caso ne avesse bisogno,
Mi sento solo, mi manca  non solo il contatto fisico on lei, ma mi
manca la Sua vicinanza rassicurante.  L'altro giorno, dopo essere stato 
frustato, La Padrona mi ha dato il permesso di toccarla; era la prima
volta ed e' stata una cosa bellissima.  Sentire il suo corpo sotto le me
m ani, poterla abbracciare, sono cose che durano  pochi istanti, ma che
ti riparano da ogni sacrificio.

martedì 21 aprile 2015

FOTO del "vestitino" della mia Padrona




Ho sbagliato!



Oggi questo schiavo, ha sbagliato di nuovo. Ha di nuovo polemizzato con la Padrona, facendola arrabbiare e meritandosi i suoi aspri rimproveri.


La Padrona ha senz’altro ragione, ma è difficile per me entrare nel giusto ordine di idee. Non credo che il mio problema sia obbedire, credo di averlo sempre fatto, di subire le frustate, anche quello l’ho fatto. Lo so, sono presuntuoso e di questo me ne sono sempre fatto un vanto, sono presuntuoso perché credo di essere migliore di altri, anche ad obbedire, anche a subire la frusta, anche ad essere uno schiavo. Sbaglio? Evidentemente si. Perché, oltre ad essere presuntuoso sono anche debole (se non fosse così, forse, non sarei uno schiavo) e, come tale, ho bisogno della Padrona, di sentirla vicino, di sentire che mi sostiene; sono capace di entusiasmi che mi permettono di superare prove che, per i più, sono molto difficili, ma soffro anche di paure innate, la paura di non essere considerato, di essere rifiutato, di essere gettato via. Sono giustificate? Non lo so. Sono davvero il buon schiavo che credo di essere? Non lo so. Devo assolutamente cambiare, altrimenti non andrò mai da nessuna parte? Non lo so. Qual’e’ la soluzione? Non lo so. D’altronde se avessi tutte le risposte, non sarei uno schiavo, sarei un Padrone. La mia Padrona, sicuramente, tutte queste cose le sa, sa della mia presunzione e delle mie paure, sa dei miei punti di forza (anche uno schiavo ha i suoi punti forza) e delle mie debolezze, sa che capisco i miei errori e accetto le punizioni ma sa anche che continuerò a sbagliare e ad essere presuntuoso e, soprattutto, sa come educarmi ed addestrarmi per essere, se non quello schiavo perfetto che forse non esiste, uno schiavo di cui possa essere fiera e che non le fa fare “figuracce”


Sabato la Padrona era stata anche magnanima col Suo schiavo: gli aveva concesso di masturbarsi, cosa che lo schiavo ha puntualmente fatto domenica. Forse anche l’aver ottenuto il permesso di provare piacere ha contribuito a montarmi la testa, al mio atteggiamento arrogante; la masturbazione è, per definizione, un approccio egoistico al godimento; la Padrona saprà certamente prendersi cura anche di questo aspetto.

Una sorpresa per me

Ho chiesto alla Padrona se aveva bisogno di aiuto oggi; so che voleva festeggiare il compleanno con le amiche e la famiglia.  Mi dice di procurarLe la torta.  Mi annuncia anche una sorpresa.  Il suo dolce preferito è la millefoglie, lo sapevo ma, stupidamente, le chiedo che torta preferisce.  Ho sbagliato, me lo fa notare e me ne rendo conto, ma ormai è tardi; imparerò mai  a diventare un bravo schiavo?  Devo smettere di fare errori così stupidi. 
Ordino la torta dal mio pasticcere di fiducia, so che farà un ottimo lavoro, sarà pronta per il primo pomeriggio.    Mi chiedo quale sarà la sorpresa; so che la Padrona doveva andare a Roma a prendere la mamma ma non riesco a stabilire un collegamento tra le due cose.  Vorrei chiederglielo ma rinuncio; ho imparato a mie spese che il troppo entusiasmo può essere controproducente come quando sono stato punito con un week-end di “clausura”.
Ritiro la torta; è bellissima; alle 14.30, puntuale, sono da lei.  Mi apre, entro, c’è una signora seduta sul divano che non conosco. Poso la torta e Lei mi presenta la sorpresa, la sua amica, Mistress anche lei.
Mi fa andare nella sua camera e mi dice che vuole mostrarmi alla sua amica, farle vedere quanto è bravo il suo schiavo.  Mi dice di spogliarmi ed esce.  Sul letto noto fruste, paddle, frustini, collare e bavaglio.  Mi spoglio e poco dopo arrivano insieme.  L’amica si siede sul letto e la Padrona mi ordina di mettermi in posizione: faccia al muro, braccia e gambe divaricate, ormai l’ho imparato.  La Padrona mi mette il collare e, a questo punto, un nuovo errore: con una mano mi aggiusto il collare che stringeva un po’ e Lei esplode. Mi sono mosso senza permesso, dimostrando assenza di autocontrollo e facendole fare una figuraccia di fronte alla Sua amica, alla quale aveva decantato le mie qualità come schiavo.  La punizione che si sono meritato sarà ancora più pesante.  Francamente non credo sia stata la mia mossa a scatenare la sua ira; credo sia stato solo un pretesto per farmi capire che la fustigazione sarebbe stata dura ed implacabile ed avrei dovuto dare tutto me stesso per non crollare. 
La danza comincia: i colpi sono subito forti, senza riscaldamento, ma resisto bene, non mi muovo e non mi lamento.  I colpi proseguono, non so con cosa mi colpisce, ogni tanto cambia strumento ma non me ne accorgo; sono concentrato a rimanere immobile e a non gridare.   Poi, come mi aspettavo,  arriva il momento più temuto: gli stringicapezzoli.  Mi fa girare, me li applica e comincia a frustarmi il petto; tengo gli occhi chiusi, come mi ha ordinato; i colpi sono terribili, emetto qualche lamento ma riesco a restare immobile con le mani dietro la nuca.  Il primo stringicapezzoli dopo un po’ cade ma l’altro, come già era accaduto la volta precedente, non ne vuole sapere.  Ma questa volta la Padrona non è magnanima, continua a colpire sempre con maggior forza finché, dopo un tempo che mi è parso interminabile, anch’esso è caduto. 
Non è finita, mi fa girare di nuovo e comincia una sequenza terribile di colpi sulle spalle, sulla schiena, sul sedere, sulle cosce, fin quasi al ginocchio, colpi dati a piena forza, mantengo con uno sforzo sovrumano la posizione ma cominciano sfuggirmi i lamenti;  riesplode la sua rabbia, mi dice che continuo a farLe fare una figuraccia con la sua amica.  Mi applica il bavaglio.  Il supplizio continua.   Finalmente una pausa; è stanca, vuole fumarsi una sigaretta, mi dice di mettermi in ginocchio; io tengo sempre gli occhi chiusi, non voglio disubbidire ancora.  Passano un paio di minuti e mi ordina di rimettermi in posizione; non è ancora soddisfatta, i segni che mi lasciato non Le bastano, dice che deve completare il lavoro.    Se quelli precedenti non hanno lasciato segni abbastanza profondi, i colpi devono essere ancora più forti, ed  è cosi.    Sono veramente al limite, mi si piegano le ginocchia e per un attimo perdo la posizione, i colpi continuano, ad un certo momento mi schiaccio contro il muro, come se ciò potesse servire a riparami dai colpi, ma essi continuano implacabili.  Finalmente smette.  Mi metto in ginocchio, ho sempre gli occhi chiusi, ma ho un disperato bisogno di toccarla;  allungo un po’ le mani cercandoLa. Lei capisce ma mi dice che devo avere il permesso di toccarLa, glielo chiedo, me lo concede, rimanendo in ginocchio, l’abbraccio forte intorno alla vita.  E’ il momento più bello, che mi ripaga di colpo di tutta la sofferenza.  Mi fa alzare e mi dice che è contenta di me.  Francamente ne ero sicuro.  Anche la Sua amica ha uno schiavo e la Padrona aveva accennato a mettermi a confronto con lui.  Non temo confronti, non ho dubbi che ne uscirei vincitore e sono convinto che anche la mia Padrona lo sia


Oggi è il compleanno della Padrona.  Spero mi concederà di incontrarla e non finisca come venerdì scorso quando un appuntamento che ormai  davo  per scontato si è tramutato in un week-end di “clausura” per punizione.    Siamo d’accordo che la chiamerò alle 9.30 per ricevere istruzioni.   Interrompo una riunione di lavoro e faccio squillare il telefonino alle 9.30 in punto: nessuna risposta.  Ovviamente mi vengono in mente le cose più strane e mi attanaglia il dubbio che anche oggi non mi voglia vedere ma, dopo un tempo che a me sembra un’eternità, ma in realtà è solo un minuto dopo, arriva il messaggio “sono al telefono con mia mamma, ci sentiamo tra poco”.   Il momento arriva alle  9.49,  ma è una conversazione molto breve in cui mia  annuncia che a breve mi arriveranno 2 messaggi con le istruzioni.
I messaggi arrivano: il primo mi ordina di comprarle alcune cose al supermercato, il secondo dice di prenotare un ristorante perché ceneremo insieme la sera (woooowwwww); un ristorante dove si possa mangiare pesce e devo essere io a scegliere, lei non vuole ordinare nulla;: aggiunge però che le piace molto il pesce crudo (un piccolo aiuto, meno male!!).
Beh, il primo compito è facile, basta passare da un supermercato lungo la strada; il secondo lo è molto meno; non conosco la città e tanto meno i suoi  ristoranti.  Mi viene in aiuto san TRIPADVISOR; il ristorante n.1 di Latina è di pesce ed ha ottime recensioni.  Chiamo, parlo con uno dei 2 proprietari e gli spiego ciò che vorrei.  E’ gentilissimo e disponibile ma su un punto è irremovibile: non vuole concordare un menu in anticipo e insiste che scegliamo sul menu a seconda dell’ispirazione del momento.  Porta argomentazioni che mi paiono convincenti: dice che stabilisce il menu giorno per giorno, con accostamenti originali e sempre diversi a seconda di ciò che trova di fresco.  Mando un messaggio alla Padrona  spiegandole la policy del ristorante ma lei è irremovibile: non vuole scegliere.  Altra affannosa ricerca su internet, ne trovo altri 2 che mi sembra facciano al caso nostro; chiamo, ma nessuno risponde,  anche se dicono di essere aperti a mezzogiorno ed ormai si sono fatte le  12 meno un quarto.  La disperazione comincia a prendere corpo ma  mi viene un’idea:  digito su google “Migliori ristoranti di pesce crudo a Latina”;  il primo che esce sembra promettere bene; chiamo, risponde il proprietario, anche lui gentilissimo e disponibile.  Mi conferma che il pesce crudo è la loro specialità (wooww) , gli dico che vorrei concordare un menu in modo da non dover ordinare quando arriviamo e mi dice che va benissimo.  Concordiamo per un misto di carpaccio di pesce, crostacei e ostriche, un bis di primi ed un eventuale secondo che però, lui stesso, mi dice non sarà probabilmente più necessario in quanto, a quel punto, saremo già sazi (ed aveva ragione). 
Messaggio alla Padrona che ho prenotato il ristorante.  A quel punto è tutto facile, passo dal supermercato (accidenti, non ho la moneta per il carrello, devo portare tutto a mano), passo da un fioraio dove trovo addirittura dei fiori viola, il suo colore preferito.   Alle 19.30 partiamo per il ristorante lontano circa mezz’ora di macchina.  Sono un po’ preoccupato, non conosco il ristorante, l’ho visto solo su internet; sarà di livello adeguato? Si ricorderà che abbiamo fissato un menu?
Arriviamo, il locale è proprio in riva al mare; il posto è bello, un ambiente raffinato; ci offrono un buon tavolo e un bicchiere di prosecco come aperitivo.  Poco dopo si avvicina il cameriere e ci chiede cosa desideravamo.  Ecco il momento è arrivato, penso tra me e me;  gli dico che avevo telefonato e fissato un…..  Non mi da il tempo di finire, capisce subito, fa un sorriso e si allontana con i menu che non avevamo nemmeno aperto.  Da quel momento è tutto in discesa, la cena è ottima, curata nei dettagli e, la cosa più importante, la Padrona sembra decisamente soddisfatta.
Rientriamo a casa parliamo un po’m di BSDM in generale e lei mi invita ad una riflessione: perché mi ha dato quelle due disposizioni la mattina?  Che significato hanno per me? Che insegnamento ne devo trarre?
Ovviamente non riesco a pensare ad altro per tutto il viaggio di ritorno e ogni tanto mi sveglio anche di notte, pur essendo stanchissimo. idem stamattina.   La questione della cena  è forse la più facile a cui dare una risposta, anche perché, lo ammetto, qualche indizio la Padrona me lo ha dato:  lei non ha voluto che eseguissi semplicemente un ordine, cosa che sarebbe stata abbastanza facile, ma voleva  che ci  mettessi del mio, che usassi la testa e mi impegnassi per la miglior riuscita della serata, assecondando  i suoi desideri che mi erano noti (le piace il pesce crudo) e cercando di organizzare le cose nella maniera migliore, curando anche i dettagli.
Più difficile capire l’insegnamento incluso nel dover fare al spesa; lo scopo non era certo risparmiare una ventina di euro ma forse il motivo l’ho capito (spero).  Più volte, nei giorni scorsi le avevo offerto il mio aiuto, anche perché sapevo che doveva stare vicino alla mamma che stava male; lei ne aveva preso atto  ma non mia aveva mai chiesto nulla.  Le mie però erano offerte generiche, quelle che tipicamente si fanno  in quei momenti e questo non basta; la Padrona forse vuole che mi occupi più specificatamente dei suoi bisogni. Deve essere compito mio vedere se le manca il latte, se ha finito le sigarette (ops non sapevo nemmeno la marca), se la scorta della sua birra preferita si sta esaurendo.  Lo so che non è facile perché non viviamo insieme, e ci sono gli impegni di lavoro, ma certamente posso fare di più che chiederle semplicemente se ha bisogno di aiuto e, probabilmente, lei è anche disponibile a fornirmi qualche aiuto, così come ha fatto quando mi ha detto che le piace il pesce crudo.
Quindi la soddisfazione di avere passato (e, spero, di averle fatta passare) una bella serata è stata addirittura rinforzata dall’aver anche tratto un insegnamento positivo  che mi aiuterà ad essere uno schiavo migliore nel prossimo futuro.  La Padrona è stata anche magnanima: ieri non mi ha punto per le mie mancanze dei giorni scorsi (lo so, è solo un rinvio, la punizione arriverà comunque, come è giusto che sia); il giorno del suo compleanno ha voluto essere buona con me.    Questo ha avuto però anche un aspetto negativo per me:  è inutile negarlo, soffro di mancanza di contatto fisico con la Padrona; è dal 2 aprile, quando sono stato frustato, che non ho un contatto fisico con lei e non so ancora quanto questo durerà.  Quando parlo di contatto,  non mi riferisco certo a contatti di tipo sessuale, a carezze, a baci, a coccole; ma ieri avrei preferito essere frustato piuttosto che essere tenuto a distanza (e, credetemi, la frusta fa male, il dolore in se stesso non mi da piacere, ha significato solo perché lo faccio per la Padrona, questo mi da piacere);  che sia la frusta, una sberla, la cera bollente,  il pissing, uno sputo o quant’altro, va bene, purché ci sia una forma di contatto.  E’ vero che anche le parole, i messaggi su Whatsapp sono forme di contatto ma non sono sufficienti a riempire il vuoto che hai quando la Padrona ti tiene lontano o,  magari, è seduta a pochi centimetri da te  ma non ti concede nulla (ma forse sono ancora troppo egoista e penso solo al mio piacere).

La Sua frusta


La Padrona mi ha chiamato.  Devo essere da lei domani alle 17.  Ogni convocazione della Padrona porta sempre scompiglio nella mia mente.  Da un lato la gioia di poterLa incontrare, dall'altro la preoccupazione per quello che accadrà:  sarò  all'altezza, ? saprò soddisfare le Sue esigenze? Verrò punito?
Al mattino sono al lavoro e comincia a fare caldo, si suda un po’.  Non ho la possibilità di passare da casa prima dell’appuntamento e non voglio puzzare di sudore; perciò mi sono organizzato: ho portato della biancheria di ricambio e, prima di arrivare da Lei, mi fermo in un posto isolato su una stradina laterale  e mi cambio.  Arrivo puntuale, La chiamo prima di salire, mi dice  di aspettare.   Nuovi dubbi mi assalgono: ha cambiato idea?  Non mi vuole più? Faccio un giro con la macchina, stare fermo ad aspettare non mi riesce.  Non mi allontano troppo, ovviamente.  Dopo una decina di minuti  arriva il messaggio: puoi salire. 
Entro, come al solito non so come comportarmi: mi devo inginocchiare? BaciarLe i piedi?
RingraziarLa per avermi chiamato? ProclamarLe la mia assoluta sottomissione?   Tutte cose che mi erano state richieste nelle mie precedenti esperienze di sottomissione ma che ora mi sembrano ridicole.   Risultato: non faccio nulla di tutto questo, entro e semplicemente La saluto con "buonasera Padrona".  
Mi fa sedere sul divano. Va subito al sodo: oggi mi vuole testare dal lato fisico; in poche parole verrò frustato.  Mi ordina di andare in camera e spogliarmi.  Sul letto e sul comodino vedo vari oggetti: corde, fruste, un paddle, dei plugs, un barattolo di lubrificante.  Mi chiedo se serviranno per me.   Non ho tempo di soffermarmi più di tanto, sono nudo ormai, Lei entra e mi ordina di appoggiarmi al muro con le braccia e le gambe divaricate.
So cosa sta per accadere, tra me mi faccio forza, mi dico che devo restare fermo ed immobile, qualunque cosa succeda.  Arrivano i primi colpi, sulle spalle, poi sulla schiena, sulle natiche, sulle cosce.  Ogni tanto cambia strumento.  A volte la frusta si avvolge intono al mio corpo e la punta colpisce la parte frontale delle cosce; è come una puntura lancinante,  mi fa sobbalzare, ma mi sforzo di non muovermi.
Dopo un po' mi fa girare e arriva il momento da me più temuto: mi applica degli stringicapezzoli.  I miei capezzoli sono sensibilissimi, il solo sfiorarli mi  procura dolore, a volte, quando vado a correre, basta lo sfregamento della maglietta sudata per farli sanguinare.  Me li applica; con grande sforzo riesco a mantenermi immobile; tra me penso: ce la faccio, riesco a  sopportarli. Mi fa rimettere in posizione riprende la fustigazione; mi fa mettere col sedere bene in fuori perché vuole concentrarsi su quello. Usa il paddle, all’inizio non è particolarmente doloroso ma, man mano che i colpi si sovrappongono, il bruciore si fa sempre più forte fino a diventare insostenibile.   Per fortuna una pausa.     Mi fa girare, e mi da alcuni colpi  con la frusta corta sul petto; non sono particolarmente violenti e riesco a sopportarli bene.  Mi fa allargare le gambe e mi frusta sulle cosce, poi colpisce i testicoli: non riesco a stare fermo o stringo le gambe; mi ammonisce di stare fermo, un altro colpo sui testicoli, stringo di nuovo le gambe.  Nuova ammonizione, sta perdendo la pazienza; allora chiudo gli occhi così non vedo i colpi arrivare e  riesco a stare fermo.  Poi, all’improvviso un dolore lancinante: ha colpito, forte, sullo stringicapezzoli.  Poi è un susseguirsi di colpi sempre sugli stessi punti; tengo gli occhi chiusi, mi sembra di impazzire dal dolore, faccio sforzi sovrumani per restare fermo.  Uno dei due stringicapezzoli cade sotto i colpi; allora si accanisce sull’altro; non ce la faccio più e lancio delle grida, comincio  a muovermi ma lei continua a colpire;  lo stringicapezzoli non si stacca.  A un certo momento smette; forse ha capito che stavo per crollare, forse temeva che insieme allo stringicapezzoli poteva venir via anche il capezzolo, per cui decide di toglierlo con le mani; anche così il dolore è lancinante.
M a non è finita.  Mi fa girare di nuovo verso il muro e la fustigazione riprende. Ma ora sono sicuro di farcela, sono sicuro  che sopporterò i colpi fino alla fine, niente mi fa più paura.  Capisco che il Suo scopo è lasciarmi dei segni evidenti, di cucirmi addosso un bel “vestitino” come ama dire Lei e, il sapere che è una cosa che Le fa piacere, raddoppia la mia determinazione.
Quando è soddisfatta del risultato raggiunto mi si avvicina e mi dice che sono stato bravo, che ho superato le Sue aspettative.  Le Sue parole mi colmano di gioia e mi riempiono di orgoglio, perché capisco che ho superato il test.  Ora mi ritiene degno di poter iniziare il cammino per diventare un Suo schiavo.  Mi fa alcune foto col telefonino che potete vedere qui; purtroppo non sono di ottima qualità e non rendono bene l’idea.


Mi fa rivestire e mi congeda.

Primo incontro

PRIMO INCONTRO
Oggi incontro, per la rima volta una nuova Padrona.   Ho risposto ad un 
annuncio su internet, uno tra le centinaia che ho letto in questi mesi, 
ai quali nemmeno rispondevo perché' era chiaro che non rappresentavano 
quello che cercavo.   Ho avuto Padrone in passato, ho avuto anche 
bellissime esperienze, durate alcuni anni.  Ho avuto anche dubbi e 
rimorsi, come tutti quelli che hanno intrapreso questa strada e hanno 
deciso di di dare sfogo alle loro pulsioni nel campo del BSDM.  Ormai so 
riconoscere, anche dalle poche righe di un annuncio,  se dietro c'e' 
solo la ricerca di un facile guadagno o una seria esperienza di 
dominazione.
Questo annuncio mi ha colpito, non saprei  nemmeno dire perché'; non 
parla di leccare i piedini della Padrona, di strap-on, di pissing, di 
umiliazioni,  come il 99% degli annunci ma promette chiaramente una 
cosa: "la frusta" e la promette in maniera pesante.    
Ho risposto cercando, come faccio nei pochi casi in cui rispondo ad un 
annuncio, di evitare le solite banalità'.
Non mi faccio grandi illusioni, so di avere un grosso handicap: non 
sono un ragazzino, ho passato i primi "anta" e ho passato da un po' 
anche i secondi "anta" e la mia esperienza mi insegna che, per questo, 
 mie possibilità' di essere  preso in considerazione sono ridotte al 
lumicino.
Passano alcuni giorni e arriva la risposta: un semplice numero di 
cellulare e l'ordine "chiamami".
Chiamo, mi risponde una voce dal tono deciso (anche la voce dice molte 
cose) e mi dice una cosa che subito mi illumina e mi fa capire che forse 
e' la volta buona; mi dice che la mia risposta l'ha colpita in mezzo 
alle numerosissime risposte che aveva ricevute.
Dopo alcuni giorni arriva finalmente il momento del primo incontro.
Ovviamente c'e' emozione in me, come si svolgerà l'incontro? Cosa mi 
chiederà'? Mi farà spogliare? Mi metterà' alla prova con la frusta? 
Salgo, mi apre, mi fa sedere sul divano. Inizia a parlare. E' un 
diluvio di parole che pare inarrestabile.  Una cosa e' chiara: non e' la 
Padrona fetish che veste in latex, tacchi vertiginosi, cui lo schiavo 
deve baciare i piedini.  Niente di tutto questo, la sottomissione che 
chiede non e' un vuoto rituale ma e' una riconversione totale della 
propria mente che deve operare solo in funzione della padrona.  E' Lei 
 stessa che mi dice che l'impedirmi praticamente di parlare e' voluta; 
quel giorno io dovevo solo ascoltare, non dovevo dare risposte. Avrei 
poi dovuto andare a casa, tornare alle mie normali attività', la 
risposta sarebbe poi venuta da sola.  Quando mi congeda, ho un attimo di 
esitazione, vorrei dirLe subito che accetto, che voglio essere il Suo 
schiavo, che sono pronto a tutto per Lei ma mi trattengo, penso che 
sarebbe il peggiore inizio possibile, sarebbe cominciare disobbedendo al 
Suo ordine, per cui vado a casa.
Lunedì mattina La chiamo e .......  tutto comincia.

Mi presento


Sono lo schiavo della Padrona Lillith.  Il mio nome?  "Schiavo della Padrona Lillith". Si, come tutti anch'io avevo un nome, quello che mi avevano dato i miei genitori, quello che figura sui miei documenti, ma ora non ha più importanza, sono il Suo schiavo e basta.  Magari, un giorno, la Padrona mi darà' un nome, uno che sceglierà' lei, un nome di suo gradimento, ma questo non è importante.  Uno schiavo non ha bisogno di un nome, lui è lo schiavo e basta.  Essere schiavo significa non avere una propria personalità' , una propria identità', una propria autonomia; uno schiavo è semplicemente un'appendice della sua Padrona. Così' come i vari organi del corpo, le braccia, le gambe, gli occhi, da soli non avrebbero senso, ma hanno senso solo in congiunzione col resto del corpo, così lo schiavo ha senso solo in congiunzione con la Padrona.  Egli è un'estensione della Padrona, qualcosa di cui la Padrona si serve per i suoi bisogni, così come si serve delle braccia, delle gambe, degli occhi.
Ma questo significa forse che lo schiavo è un semplice oggetto, che un giorno potrà' essere sostituito da un robot? Assolutamente NO  Questo è il punto fondamentale dell'essere schiavo. Ci sono padrone (con la p minuscola) che hanno questo concetto dello chiavo:  un oggetto senza testa che ubbidisce ad ogni ordine,  si sottomette ad ogni richiesta e non deve prendere alcuna iniziativa;  il suo essere schiavo si esaurisce nella sua piena disponibilità' nei confronti della Padrona (e non è poco, sia chiaro).    Esistono pero Padrone (con la p maiuscola) per le quali lo schiavo ha una testa, un cervello, una mente al totale servizio della Padrona. Questo schiavo non potrà' mai essere sostituito da un robot.  Lo schiavo ideale non ha bisogno di ricevere ordini, sa già cosa deve fare, in ogni situazione capisce quali sono  le esigenze delle Padrona e si adopera per soddisfarle, gli basta uno sguardo per capire cosa la Padrona desidera, di cosa ha bisogno, magari per capire che vuole solo essere lasciata in pace.  Però c’è un problema: lo schiavo ideale non esiste.  Esiste però un percorso in quella direzione, un cammino lunghissimo, che non si esaurisce  mai, ma che porta sempre un pochino più' avanti, a migliorarsi sempre; è un cammino tortuoso, fatto di errori, di incomprensioni, di punizioni e  di gratificazioni, di delusioni e di soddisfazioni, di momenti di crisi e momenti di grande entusiasmo.   E' questa l'essenza dell'essere schiavo, del rapporto tra lui e la sua Padrona, del cammino che devono percorrere insieme, verso quel traguardo ideale che non si raggiungerà' mai (mi viene da dire, per fortuna, altrimenti tutto si esaurirebbe), ma deve ispirare ogni momento della vita dello schiavo. 
Ho la fortuna di avere una Padrona con la p maiuscola che mi accompagna lungo questo cammino, del quale sono ancora agli inizi,  e che cerco di raccontare  in questo blog che serve di testimonianza per me e magari può' essere di aiuto a qualcuno.