Stamattina questo schiavo, augurandoLe il buon giorno, aveva
chiesto alla Padrona se poteva chiamarLa.
Non c’era un motivo particolare, La voleva sentire dato che
erano ormai parecchi giorni che non sentiva almeno la Sua voce ed inoltre
voleva informarLa dei suoi prossimi impegni di lavoro e familiari che lo
porteranno fuori Roma alcuni giorni, in modo che Lei fosse aggiornata sulla sua
disponibilità. La Padrona gli aveva risposto che gli avrebbe fatto sapere
quando poteva chiamarLa nel pomeriggio.
Purtroppo il suo messaggio è arrivato quando questo schiavo
era in treno per tornare a casa e sul treno, tranne i primi minuti in uscita da
Roma, non c’e’ campo per il cellulare. All’arrivo (il viaggio in terno dura
circa un’ora), quando è tornato il segnale, c’erano 2 messaggi: il primo diceva
di chiamarLa, il secondo diceva che era passato troppo tempo e non voleva più
essere chiamata.
Il primo impulso di questo schiavo è stata di scriverLe
immediatamente che non era colpa sua, che non l’aveva chiamata perchè il
messaggio non era arrivato perché non c’era linea, ma poi questo schiavo ha
riflettuto ed ha capito che stava sbagliando ancora una volta. Se non era colpa
sua, ancor meno era colpa della Padrona, per cui tali giustificazioni erano del
tutto fuori luogo, era il suo solito stupido argomentare.
La cosa migliore era tacere ed obbedire; tenersi la
delusione e rendersi conto che, ancora una volta, la Padrona, era rimasta
insoddisfatta ed il colpevole non era ne né il treno, ne il cell che non
prendeva, ma era sempre e solo lui.
Questo schiavo comincia a comprendere che la schiavitù è
anche questo: dover rispondere dei fallimenti anche quando questi dipendono da
cause “esterne” perché l’unica cosa che conta è il servizio alla Padrona e la Sua
soddisfazione e quando questo non si realizza, indipendentemente dalla cause,
la colpa è dello schiavo e lui deve sopportarne le conseguenze.
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